Ciao, sono Davide.
Ho fatto questa gara. Però in questo momento sono sul divano con il colera, e questa newsletter è più un appunto personale, poco elaborato: giusto qualche flash veloce della Dolomiti Beer Trail che ho corso sabato scorso.
Trovi tutto quello che devi sapere su di me e su questa newsletter in basso, dopo il pezzo di oggi. E mi fa piacere se ti iscriverai o condividerai Incudine: trovi gli appositi pulsanti strada leggendo. Uno, per dire, è questo:
Grazie per essere qui, e buona lettura.
Alla Dolomiti Beer Trail di Pedavena
Per un momento infine sono solo, non ho persone dietro né davanti. Sto per arrivare alla chiesetta di Santa Susanna. Corro lungo una stretta cengia nel bosco, un tappeto di foglie umide, sento del tifo arrivare da lontano.
So cosa mi aspetta perché - vale la pena dirlo - ho inavvertitamente preparato questa corsa al contrario, perché nelle settimane precedenti ancora non c’erano le bandierine, i pezzi di nastro giallo, i cartelli con il dito che indica le deviazioni e le scritte e le frecce a spray; ed è ovvio che con la traccia gpx ufficiale la mia app passivo-aggressiva abbia deciso di farmi uno scherzo, quindi mettendomi le freccette di direzione al contrario; ma almeno, mentre corro - attività che già mi pone fuori dalla mia zona di comfort - zona peraltro in movimento, ed io che come nei miei sogni ricorrenti non riesco a raggiungerla e, quindi, mi tocca correre; dicevo: mentre corro, faccio un lavoro a rovescio per prevedere pendenze, ostacoli, passaggi che conosco a menadito ma al contrario: cosa che contribuisce a tenermi il cervello allenato e giovane, per fortuna!, nel caso non bastasse spingere il corpo al limite.
Siamo attorno al settimo chilometro, la metà della gara passata, i 700 metri di dislivello quasi tutti fatti, e mi pare di essere ancora abbastanza lucido.
Santa Susanna dicevamo. Nel caso tu salga per il senso sbagliato del tracciato, c’è una rampa di roccette scivolose e fanghetto addossata al versante quasi verticale, e si scavalla su; deduco quindi che a questa velocità e se non rallento mi troverò a proiettarmi nel nulla, e sarà buffissimo e mortale.
Forte quindi di questa consapevolezza, sbuco dalla cengia nello stretto punto di scavallo, e ci sono persone assiepate contro le balaustre della chiesetta e su punti improbabili tra i quali passa il sentiero, e tutti urlano e tifano, e tra le voci ne sento in particolare una di ragazza che dice il più è fattooo adesso mollatela giù MOLLATE GIÙ!
Mi preparo al salto nel vuoto e altro non mi viene da rispondere se non E ALLORA ROTOLANDIA CAZZO! ed è appena partito a urlarmi nelle orecchi Tomas “Tompa” Lindberg nella sua immortale interpretazione di Drugged Unholy dei The Crown, con il primo verso che dice di non provare a seguirmi perché dove sto andando nessuno può resistere, e
spicco il volo.
*
Quando siamo arrivati a Pedavena - Silvia con i suoi progetti, io no - ci chiedevamo in cosa mi sarei potuto impegnare nel tempo che Silvia avrebbe passato alle lezioni. Ed eravamo a cena fuori proprio la sera dell’arrivo, e le locandine gialle parlavano di una corsa in montagna che sarebbe partita dai magazzini della birreria più grande d’Italia, e si sarebbe conclusa con il gulasch.
Che fai, la lasci?
*
In tante delle cose che faccio, e nelle quali generalmente le persone cercano la leggerezza, l’assenza di peso, il farsi aria o addirittura spirito senza corpo - io cerco la densità. Mi piace essere corpo immerso nel suo ambiente - in un ambiente, in un qualcosa. Nella fatica in montagna, per esempio, cerco la percezione delle mie gambe che sforzano, che attraversano, cerco l’opposizione da far cedere - non è la scelta giusta in quanto a parole; mi viene in mente l’immagine della rompighiaccio ma appunto, è sbagliata anche questa; ecco, forse: cerco qualcosa che mi avvolga, denso, così denso che i miei quadricipiti abbiano il loro daffare a spostare, e che subito dopo si richiuda alle loro (mie) spalle.
Quando mi elevo con le attività della mente e dello spirito voglio esserci, io, solido, e non perdere peso e sostanza e massa. Non trascolorare, non scomparire.
Nella musica che ascolto, nella scrittura che scrivo, lo stesso.
*
Quando glielo ho raccontato - la partenza è nel magazzino della birreria, tra i fusti e i bancali di bottiglie - qualcuno mi ha detto che allora non sarebbe stata una corsa, ma un nascondino.
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All’esame per il certificato medico. Appena inizio a pedalare, chiedo all’infermiera quanto sarebbe durata ‘sta roba.
“Finché dura il tuo cuore, tu continua.”
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E allora spicco il volo in un’esplosione di schegge di calcare, atterro sul fango al centro del sentiero e sgommicchio e scivolicchio mentre riprendo il senso dello stretto solco bagnatissimo e sdrucciolevole, e con le rocce e le foglie bagnate e i ciuffi d’erba che mi rotolano dietro e i blast beat che sono una pioggia alle mie spalle altro non faccio che mollarla giù e godermi la densità del mio peso lanciato secondo gravità, dei miei quadricipiti in fiamme e dei polpacci che è un po’ che pensano di lasciarsi andare ad uno arabesco di crampi - ma non lo fanno, non lo faranno; una massa probabilmente difficile da fermare nel momento giusto, ma che gusto.
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Alla fine, superi il traguardo e una ragazza ti infila al collo la medaglia; un sior ti mette in mano una bottiglia di birra e ti dice bravissimo!, poi ti afferra per le spalle e ti gira in direzione del fotografo che ti punta contnro un obiettivo gigante e ti dice tira su la birra tira su la birra tira su la birra, e infine sei libero di vagare nel casino e di capire per conto tuo che quel buco nella medaglia è un apribottiglie e inizia la festa.
*
I due speaker dell’arrivo stanno cazzeggiando di qualcosa che non capisco, qualcosa di tema amoroso forse?, e allora il dj, per star loro dietro, mette su un estratto di Due di Carboni. Uno degli speaker dice questa edizione del Beer Trail lo ricorderemo anche per Luca Carboni!, ma il dj prende subito la parola al mic e dice ma no, per Carboni no, la ricorderemo per QUESTO:
TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ.
E quindi anche io ricorderò il mio primo trail per il TUNZ TUNZ TUNZ. O per Tompa Lindberg, meglio.
Incudine in breve
Sono Davide Zambon, ghostwriter e scrittore. Incudine è la mia newsletter e queste sono sei notizie e informazioni utili su di me.
Puoi trovare il mio primo libro, Attraverso: come ho attraversato l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni (2021, autoprodotto), su Amazon. Trovi altre informazioni su Attraverso qui.
Sto scrivendo il mio secondo libro, il cui titolo di lavoro è MPSP. Ne pubblico regolarmente estratti in questa newsletter. Sto lavorando ad alcuni articoli. È anche uscito Escursioni tra le Dolomiti Friulane, 19 itinerari, quindi output della collaborazione tra il progetto Bagaglio Leggero (vedi al punto 4) e la casa editrice Editoriale Programma.
In questo momento sono a Pedavena (BL).
Sono il 50% di bagaglioleggero.it, blog di montagna, viaggi e nomadismo digitale in chiave alpina. Ci trovi anche su Instagram e nella newsletter mensile Fuori Traccia.
Per i miei servizi di ghostwriting, copywriting e per tutte le altre richieste, scrivi a davide@davidezambon.it
Questo sono io:
A giovedì prossimo!