Chi l'ha detto che le avventure sono solo in capo al mondo?
Ti diranno che l'avventura è dentro di te e che la puoi trovare ovunque, ed è vero; ma in realtà ci sono posti che hanno spirito e attitudine e marce in più (basta saperle ingranare ⚙️).
Ciao, sono Davide.
E allora, Dolomiti Friulane siano.
Trovi tutto quello che devi sapere su di me e su questa newsletter in basso, dopo il pezzo di oggi. E mi fa piacere se ti iscriverai o condividerai la mia newsletter: trovi gli appositi pulsanti strada leggendo. Uno, per dire, è questo:
Grazie per essere qui, e buona lettura.
Chi l'ha detto che le avventure sono solo in capo al mondo?
È la vita di quelli che scrivono, alle volte.
Quando è bella.
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Io e Silvia stiamo cantando L’avvelenata a pieni polmoni mentre scendiamo da una cresta boscosa la cui affilatura è minimizzata dalla vegetazione; ma ci sono un versante confuso sulla destra e uno strapiombo sulla sinistra. Passiamo tra gli alberi, ci abbassiamo piano sul paese. Si approssima il tramonto sulla Valcellina.
Sei ore prima stavamo mangiando pane, affettati e formaggio al tavolino del bar dell’albergo. Eravamo appena arrivati in zona.
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Siamo passati dai quattro milioni di abitanti di Buenos Aires alle novecento anime di Claut (PN). Dagli alti canyon edilizi ai boschi di faggio infestati dalle zecche. Dal mate alla salsiccia alla clautana: cotta in padella con aceto e panna, servita con la polenta. Ti offro una grappa?, chiede il rifugista. Meglio, dico io, forcella Baldas non si raggiunge da sola.
I primi tre giorni camminiamo senza quasi accorgerci del contraccolpo; poi ce ne rendiamo conto.
Saluto Silvia ed esco. La genziana ha controbilanciato la salsiccia, in mezz’ora sono alla forcella. Alla forcella, piove.
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Sono sulle Dolomiti Friulane per raccogliere materiale per la prossima guida escursionistica ma anche, “con il blog” - come mi piace dire - per fare comunicazione sui social. Ho la mia lista di diciotto, venti itinerari individuati sulla carta Tabacco, il dislivello nei piedi, occhi attenti e pronti a memorizzare. Poi, però.
Poi però il gestore dell’albergo nel quale risiediamo la prima settimana ci prende in simpatia. E nel farlo, ci riversa addosso una mole di informazioni utilissime al nostro compito. Più che utilissime: vitali al fine di un ottimo lavoro (e anche per godersi il territorio). La lista delle escursioni si allunga.
Bene, si dirà.
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La mattina, però. La mattina, facendo colazione, pianifichiamo l’escursione della giornata. Poi saliamo in camera, ci prepariamo, facciamo gli zaini, scendiamo. Passando di fronte al bancone della reception, salutiamo il gestore. Ci fermiamo a fare una chiacchiera, gli diciamo cosa abbiamo in programma.
Il gestore ci affibbia cinquecento metri di dislivello e cinque chilometri in più.
“Ma dato che siete alla casera, andate poi in cima, no? Cosa vi costa - per voi sono solo un paio d’ore.”
Vuoi dirgli di no? Vuoi rifiutare l’ospitalità clautana?
Questo il primo giorno, quello della cresta.
Ma se io avessi previsto tutto questo.
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Il secondo giorno abbiamo un percorso verso la testata della valle. Passiamo alla reception, salutiamo: più cinquecento metri, più cinque chilometri.
Dopo cena, passiamo per la reception. Tanto di sera non dovrebbero volare dislivello e sviluppo, penso. E invece al bar c’è il gestore con tutta una cricca di amici; uno in particolare, al pari di lui, è generoso di spunti. Non volano dislivello e sviluppo ma altre escursioni, altre escursioni, altre escursioni; la mia lista adesso è lunga il doppio dell’originale, ma ho già due giorni in meno.
Poi volano bicchieri di vino, grappe, alcuni gin tonic.
Addizionale, moltiplicativa Claut, dove qualcosa viene sempre rilanciato.
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Terzo giorno. In programma ci sono un paio di casere: gita lunga ma facile, poco dislivello, perché le cosce s’hanno da far andare senza attrito per smaltire la stanchezza. L’ho pensato bene, io.
Passiamo alla reception. Più cinquecento metri, più cinque chilometri. Dannazione. Saluto il gestore ed esco. Quando arrivo all’auto, mi rendo conto che ho dimenticato in camera la giacca impermeabile. Rientro in albergo, passo davanti alla reception e più cinquecento, più cinque, cazzo.
Ma ero già passato.
Eh ma se funziona così.
Le regole son regole.
Recupero la giacca, scendo al piano terra, esco dalla porta sul retro; ma il danno è già fatto.
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Ed è una figata avere i piedi di-cui-sopra che possono reggere questi strattoni; le gambe che possono fare una gita, una gita ancòr, anche se quando mi sono svegliato sembravano di mogano; lo stomaco capace di elaborare i filò fatti al bar quando dovresti essere invece in camera a lavorare un po’, o al limite a dormire; chiari nella testa ogni passaggio e ogni bivio e ogni dettaglio di ogni percorso fatto, anche se su due piedi non ti ricordi i nomi delle mille forcelle che hai attraversato, o dovrai attraversare.
Aggiungili pure, questi cinquecento metri e quei cinque chilometri: è un regalo che mi fai.
E a culo tutto il resto.
Incudine in breve
Sono Davide Zambon, ghostwriter e scrittore. Incudine è la mia newsletter e queste sono sei notizie e informazioni utili su di me.
Puoi trovare il mio primo libro, Attraverso: come ho attraversato l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni (2021, autoprodotto), su Amazon. Trovi altre informazioni su Attraverso qui.
Sto scrivendo il mio secondo libro, il cui titolo di lavoro è MPSP. Ne pubblico regolarmente estratti in questa newsletter. Trekking in Valle d’Aosta, 18 escursioni è appena uscito.
In questo momento sono tra le Dolomiti Friulane a fare comunicazione e raccogliere materiale per un libro. Precisamente, a Claut.
Sono il 50% di bagaglioleggero.it, blog di montagna, viaggi e nomadismo digitale in chiave alpina. Ci trovi anche su Instagram e nella newsletter mensile Fuori Traccia.
Per i miei servizi di ghostwriting, copywriting e per tutte le altre richieste, scrivi a davide@davidezambon.it
Questo sono io:
A giovedì prossimo!
“Chi siete? cosa portate? Ma quanti siete? Un fiorino! ...e 500 m di dislivello e 5 km!"