Come Ronnie Coleman, yeah buddiii, wo-oh!
Dispaccio dal Sudamerica, #24. Dovrei parlare di un luogo, ma ancora non ci ho fatto i conti. E allora buttiamola in caciara (ma sempre con geografia).
Ciao, sono Davide.
Scrivo da un posto che mi lascia senza parole; dove percepisco un magnetismo che parla certe mie stesse declinazioni; del quale non sono ancora in grado di parlare compiutamente.
E allora, come sempre in questi casi, la butto in caciara. Ci penserò poi, alle Cose Vere.
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Grazie per essere qui, e buona lettura.
Come Ronnie Coleman, yeah buddiii, wo-oh!
È una strada? È una traccia? È una pista? È quello che rimane di un corso d’acqua quando infine la corrente si è spenta, un piano orizzontale di ghiaietta che cambia ad ogni stagione piovosa, le meandrate dei rigagnoli, sassi aguzzi, i segni dei fuoristrada, le impronte dei cavalli, il senso di distanza da ogni cosa, l’irraggiungibilità, l’infinito, il pericolo?
Non lo so, perdìo, non lo so; ma ugualmente spingo dentro la terza e sul cruscotto i led segnano un quarantotto che non si vedeva da un po’; ed è tutto uno scoppiettio di sassi.
Il fatto è che con questa utilitaria bianca e cigolante presa a noleggio non dovrei essere qui - è chiaro; e il grande pannello “Uspallata y l’alta montaña” svettante sulla rotonda triangolare (già) del paese lo diceva: por Mendoza, solo 4x4. Ma se non leggi le istruzioni prima di fare le cose, questo è quello che succede.
Sono un proverbiale calabrone a quattro ruote, la mia scocca è troppo bassa per questo tragitto ma io non lo so, e ci guido lo stesso.
E per fortuna che sono un geografo. O anzi: ohimè che sono un geografo, perché ad attirarmi in questo budello è bastato un commento a una traccia gpx trovata in Internet - se puede hacer con un auto normal, diceva il tipo, sì sì - e le foto che una notte ho guardato con gli occhi lucidi su un manuale di geologia dell’alta provincia di Mendoza (già); e poi quel desiderio di ficcare il naso nei budelli minerali e uno strano, consonante magnetismo.
Così guido e ho i muscoli delle gambe contratti, il piede sull’acceleratore e l’altro che oscilla tremando indeciso sopra gli altri due pedali; la bocca secca e gli occhi con le stellette per il sole e l’esaltazione. Gran varietà di sobbalzi, di improvvise frenate.
Alla Hertz di Mendoza, mentre un ragazzo spiritoso ed entusiasta compilava le cose del noleggio, curiosavamo sul bancone i simboletti dell’assicurazione. Cos’è volcameno?, chiede Silvia. Le dico che è il ribaltamento. Il ragazzo interviene: ce l’avete, lo potete fare!
Come accettato.
Il budello intanto si stringe tanto quanto la distanza tra i miei specchietti, e nel contempo la piattezza arbustiva e polverosa ad entrambi i lati diventa pareti altissime di roccia metamorfica aguzza e sbreccata e io penso e ripenso che la macchina è a noleggio, e continuo a chiedermi - ma perché me l’ha chiesto Silvia cinque minuti fa - ma se devono venirla a prendere qui, come fanno?
Temo che non fanno.
Le rocce si riaprono salvifiche come il mar Rosso e rivediamo la luce e torna questa cosa perigliosa, severa, spietata e struggente che è stata per gli scorsi cinquanta minuti: un avvallamento dal fondo piatto tra montagne che non ce n’è una uguale né per forma né per origine né per colore né per stile; piramidi, dentature irregolari, colate, coni, robe piatte sopra, piattaforme inclinate, sinclinali, piattaforme inclinate, giganteschi funghi di roccia e argilla, conglomerati che dovevano trovarsi chissà quante decine di metri più in alto, scalfiture, depositi, tagli improvvisi, colpi di martelli giganteschi, il tempo lentissimo e inesorabile, alcuni colori impossibili in una tavolozza minerale “normale”, sui quali si stagliano massi tondi che paiono i tartufini di cioccolato che preparo ad ogni Natale - seguimi per altre ricette!, te le dirò quando saremo arrivati Da Qualche Parte - e poi fermi tutti:
due volpi, e fermo l’auto.
Una si spancia voluttuosa al sole, sul piano di argilla ricotta dal sole. L’altra tenta di stanare qualcosa - credo - tra le radici incasinate di un arbusto: morde legni secchi per toglierli di torno, gratta, annusa, gira attorno, ritorna, salta sopra, s’acquatta, rimorde.
Mentre si allontana di qualche passo per valutare la situazione - lo sapevo! - dalla parte opposta delle radici sguscia fuori un topolone scuro, che subito si infila in un’altra cavità e sparisce alla vista.
Ripartiamo, e non ci fermiamo più.
Perché fermarsi è meglio di no - il fondo a ghiaietta. Andare dritti è meglio di no - certi spuntoni, certi avvallamenti. Tentennare - no no no. E accelerare? Alle volte è l’unica cosa da fare.
Così accelero.
Incrociamo due moto (per fortuna su un rettilineo). I centauri hanno caschi integrali, ma io lo so che dentro ci sono occhi spalancati alla vista di questo macchinino bianco calcinato con la scocca bassa che fende la geologia deposizionale ad almeno venticinque chilometri di distanza dal primo gommista utile, e il primo dei due mi fa anche un gioioso bip bip bip di clacson, e io tutto felice abbasso il finestrino e mi sporgo e urlo BIP BIP BIP ANCHE A TE CAZZO!
Poco dopo arriviamo dove dobbiamo arrivare. Parcheggio su uno spiazzo di ghiaia, scendo, guardo la cima che raggiungeremo tra tre o quattro ore, faccio qualche passo: mi viene il fiatone.
Non ci siamo resi conto che siamo già a tremila e cento metri di quota. E anche mi tremano le gambe, ma non è l’altezza: sono stato così teso, alla guida, che ho le cosce in pump come Ronnie Coleman dopo un leg day fatto bene.
E se non è buttarla in caciara questo. Yeah buddy.
Incudine in breve
Sono Davide Zambon, ghostwriter e scrittore. Incudine è la mia newsletter e queste sono sei notizie e informazioni utili su di me.
Puoi trovare il mio primo libro, Attraverso: come ho attraversato l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni (2021, autoprodotto), su Amazon. Trovi altre informazioni su Attraverso qui.
Sto scrivendo il mio secondo libro, il cui titolo di lavoro è MPSP. Ne pubblico regolarmente estratti in questa newsletter. Sì, sto scrivendo anche 18 escursioni fighissime in Valle d’Aosta (titolo di lavoro).
In questo momento mi trovo in Sudamerica (ora in Argentina, a Uspallata, tra le Ande), a tempo quasi indefinito.
Sono il 50% di bagaglioleggero.it, blog di montagna, viaggi e nomadismo digitale in chiave alpina. Ci trovi anche su Instagram e nella newsletter mensile Fuori Traccia.
Per i miei servizi di ghostwriting, copywriting e per tutte le altre richieste, scrivi a davide@davidezambon.it
Questo sono io:
A giovedì prossimo!
Ti prego raccontaci di più di Mendoza, non ci sono mai stata ma m'ispira tantissimo!! Un abrazo!
Ronnie Coleman è sempre un cameo divertentissimo :) racconti meravigliosi, come sempre!