Crepuscolare, ma con un milione di abitanti
Dispaccio dal Sudamerica, #23. Scrivo da una città, ed era molto tempo che non lo facevo.
Ciao, sono Davide.
E mi trovo a Mendoza; e pur essendoci i giganti delle Ande, non troppo lontano verso ovest, ecco: il feeling del mio, del nostro viaggio è improvvisamente diverso. Più lento.
Trovi tutto quello che devi sapere su di me e su questa newsletter in basso, dopo il pezzo di oggi. E mi fa piacere se ti iscriverai o condividerai la mia newsletter: trovi gli appositi pulsanti strada leggendo. Uno, per dire, è questo:
Grazie per essere qui, e buona lettura.
Crepuscolare, ma con un milione di abitanti
Ho le dita fredde nel grande salotto riscaldato solo dalla stufetta, e i piedi non ti dico; quando guardiamo un film, la sera, dal divano, siamo tumulati sotto un grande piumone nero.
E non aiuta il fatto che questa stanza allungata e bella, con il soffitto alto e il parquet e lunghi muri bianchi e più-o-meno-tiffany, in realtà quasi non goda della luce esterna, talmente vicino è l’edificio prospiciente. Quindi il tempo si ferma, noi lavoriamo, scriviamo, facciamo i progetti, mangiamo sano, ci tumuliamo sotto il piumone; e non abbiamo troppa fretta di fare le gite, perché i sei mesi vissuti rocambolescamente - lavoro escursioni lavoro tenda escursioni altre escursioni - e il cambio casa ogni due, tre settimane, si fanno sentire; e il rallentamento altro non aspettava che un movente: quello che la prima neve sulle Ande gli ha dato.
Fuori ci sono un milione di persone, sei piani più in basso ci sono vie centrali affollate - ma non troppo trafficate. Alle volte sale fin qui una musica classica - altre volte qualcosa di più argentino. E ogni cosa qui è vino: ci sono tantissime enoteche; i tour turistici sono al 99% visite alle bodegas e ai viñedos; se guardi per terra, piccoli adesivi a forma di bottiglia indicano la direzione - quale, non si sa.
Così scrivo; scrivo il secondo libro di un’affezionata cliente, e mentre ciondolo per le piazze di Mendoza realizzo che, forse - chi lo sa: nel suo primo libro mi ha raccontato la sua vita, la sua storia, il suo mestiere, e leggendo le prime bozze - mi ha confessato - ha avuto come una catarsi violentissima, il leggersi su pagina l’ha annichilita - poi ne ha riso, tantissimo; ora - forse, chi lo sa - mi racconta aneddoti nuovi ma lascia tanti spazi vuoti, e credo sia per il gusto di sentirsi raccontare da fuori, con i miei completamenti e i miei dettagli e quel gusto per il gran mischiarsi delle cose, dei dialetti, delle immagini; o almeno, mi sono fatto questa idea.
Scrivo poi il resto del lavoro di scrittura; scrivo relazioni di montagna; e scrivendo MPSP sono arrivato all’ultima parte, quella in cui divento freelance e nella mia vita lavorativa ed economica cambiano le cose. E c’è questo pezzo, che in realtà riguarda la mia giovinezza, ma in realtà è sempre attuale:
Eravamo piccoli – otto, dieci anni? – e con il mio amichetto del condominio giocavamo a un gioco in scatola - Crack! – che aveva per payoff la frase “L’emozione di vincere perdendo una fortuna!”. Non ricordo molto, ma l'obiettivo del gioco era qualcosa tipo perdere alberghi di lusso. Non molto dopo, quando avrei dovuto avere nell'armadio la scatola d’ordinanza di Monopoli e gli alberghi avrei dovuto piazzarli capitalisticamente e spietatamente sui miei terreni, per non so quale motivo mi ritrovo invece con quella di Pacifist, obiettivo delle cui partite è guidare i paesi del sud del mondo all’autosufficienza, fornendo loro risorse e aiuti. Sul coperchio della scatola c’è una trincea nel deserto protetta da sacchi di sabbia; al di qua ci sono un revolucionario, un mediorientale in kefiah e un casco blu dell’ONU fissati nel momento di un improbabile gesto di pace e concordanza d’intenti che manderebbe in tilt qualsiasi analista geopolitico.
Comunque Pacifist; comunque vincere perdendo una fortuna; e nel mondo della ricerca dei clienti e del darsi un prezzo, proprio buono il mio punto di partenza non è.
E mi mancano e non mi mancano le montagne; mi mancano e non mi mancano le esplorazioni.
Una volta, non ricordo se eravamo in una valle completamente gialla di piccole fioriture, subito fuori Ushuaia, oppure qualche tappa dopo, nella Comarca Andina, ed eravamo stesi sull’erba del parco di El Bolson con tra di noi una fetta di torta al limone alta diciotto centimetri - non scherzo; avevo appena visto passare un hippie con la sua scatola di cose da vendere e l’avevo ignorato, ma quando da lontano avevo visto la scritta a pennarello sul cartone - merkén - mi ero alzato ed ero corso a chiamarlo. Irresistibile spezia mapuche, il merkén è il dono affumicato della Pachamama al mondo; il colore può essere un giallo senape carico e sabbioso o un rosso vivo oppure anche il rosso cupo di certe braci ingannevoli: i merkén sono variabili come poche, forse nessuna spezia; e il modo in cui si aprono in sapori inimmaginati - il solo pensiero mi fa salivare.
Comunque eravamo a Ushuaia o a El Bolson, e Silvia mi ha detto e io le ho confermato questo: mi pare in questo viaggio di aver vissuto un’altra vita intera.
Ci sta un po’ di pienezza, un po’ di rallentamento: c’è tanto materiale da digerire, elaborare.
(E non è vero che mi mancano le esplorazioni; è solo che mi do un limite, mi trattengo, ma ho tanti, troppi libri che mi fanno scalpitare, e i quali ogni tanto spio alzando di pochi millimetri la copertina per vedere cosa mi aspetta lì sotto; li vorrei leggere tutti insieme, ma mi obbligo a tentare di finirne uno mentre ne ho un altro, eterno e denso, in corso.)
(E di merkén ne abbiamo comprati tre diversi, al tipo di El Bolson, e tutti incredibili.)
Incudine in breve
Sono Davide Zambon, ghostwriter e scrittore. Incudine è la mia newsletter e queste sono sei notizie e informazioni utili su di me.
Puoi trovare il mio primo libro, Attraverso: come ho attraversato l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni (2021, autoprodotto), su Amazon. Trovi altre informazioni su Attraverso qui.
Sto scrivendo il mio secondo libro, il cui titolo di lavoro è MPSP. Ne pubblico regolarmente estratti in questa newsletter. Sì, sto scrivendo anche 18 escursioni fighissime in Valle d’Aosta (titolo di lavoro).
In questo momento mi trovo in Sudamerica (ora in Argentina, a Mendoza), a tempo quasi indefinito.
Sono il 50% di bagaglioleggero.it, blog di montagna, viaggi e nomadismo digitale in chiave alpina. Ci trovi anche su Instagram e nella newsletter mensile Fuori Traccia.
Per i miei servizi di ghostwriting, copywriting e per tutte le altre richieste, scrivi a davide@davidezambon.it
Questo sono io:
A giovedì prossimo!
Ché, poi, anche i libri sono, a loro modo, esplorazioni: un modo per continuare ad esplorare rimanendo apparentemente fermi.