Un'immagine nella mente
Dispaccio dal Sudamerica, #22. La vita prosegue, le tappe si susseguono, si va al teatro indipendente e si ricordano i trekking mentre fuori piove (tantissimo, sempre).
Ciao, sono Davide.
E questo è un piccolo estratto della mia vita, ora.
Trovi tutto quello che devi sapere su di me e su questa newsletter in basso, dopo il pezzo di oggi. E mi fa piacere se ti iscriverai o condividerai la mia newsletter: trovi gli appositi pulsanti strada leggendo. Uno, per dire, è questo:
Grazie per essere qui, e buona lettura.
Un’immagine nella mente
Piove da quattro giorni; quando siamo arrivati a San Martìn de los Andes, fuggendo da Pucon velenosa - velenosa dal punto di vista della locazione turistica; ma credo sia qualcosa che ha a che fare con l’energia compressa sotto i coni fumanti della Cintura di Fuoco, nel bel mezzo della quale l’altrimenti quieta cittadina si trova - la signora permanentatissima dell’ufficio del turismo ci ha detto che todos los senderos stanno serradi, chiusi, al netto di novità dell’ultimo minuto.
Sapete, il parco apre, il parco chiude.
Il giorno seguente, al risveglio, c’è una linea nettissima sulle colline attorno: sotto è verde bagnato di pioggia, sopra è spolverato di zucchero a velo finissimo. Così lavoriamo; andiamo in palestra; facciamo i progetti personali; leggiamo.
Il giorno seguente ancora sto pagando quattro petti di pollo alla cassa della polleria, e mentre il POS si connette leggo il titolo sulla prima pagina di un quotidiano: tutta la provincia di Neuquen è innevata, e la nevicata - inaspettata - “è destinata a fare storia”.
Così la sera successiva - dopo lavoro, palestra, i petti di pollo, altro lavoro e qualche pagina di libro - siamo a teatro. Lo spazio indipendente è pieno, vengono aggiunte sedie di fianco alla prima fila; non si paga biglietto - lo spettacolo è alla gorra, al cappello; al baretto interno puoi comprarti anche un campari orange o una bottiglia di vino intera, che amori.
Nel secondo dei tre monologhi la protagonista, in veste di fatina dei boschi, prende di mira una persona della prima fila e, cartellina in mano e bacchetta magica con punta di pennarello nero, le fa un dibujito, un disegnetto, una specie di caricatura; i segni sono essenziali - sembra una emoticòn!, dice - e si ride molto. Appena fatto, ogni segno viene mostrato al pubblico.
Ad un certo punto c’è disegnato questo ovale con gli occhi a palla, la bocca, il naso e i capelli; e avviene questa cosa velocissima:
“e questo è il tempo”,
disegna le rughe orizzontali sulla fronte,
“e questo è il capitalismo”,
disegna le borse sotto agli occhi.
Risate. Brividi e risate.
*
E mentre torno sul pezzo, cioè sul mio prossimo libro - aggirandomi ora attorno all’80% della prima bozza - e ogni paragrafo apre potenzialmente le porte ad uno sbrodolìo di altri discorsi, molti dei quali parlano dei schei, i soldi, vera ossessione anche quando non si vorrebbe che lo fossero, un’ossessione; e ho un editing da finire e un ghostwriting in corso e i lavori di copywriting come sempre; e ho snocciolato fuori sei o sette articoli per
relativi ad escursioni fatte ormai dieci mesi fa; e ci sono due progetti “sul campo” che ci ronzano attorno; e sto finalmente leggendo Fratelli d’Italia di Arbasino - sogno di lettura da due decenni almeno - ma siccome l’Alberto è complesso e lunghissimo, alterno un centinaio di pagine ad un altro libro, possibilmente più leggero, ma che ovviamente leggero non lo è mai; insomma, nonostante abbia la testa sufficientemente occupata, mi torna in mente spesso questa scena, e cioè:eravamo in Cile, da qualche parte nella Regione dei Laghi, e il bus aveva appena mollato noi e i nostri zaini lungo la Carretera Austral giusto di fronte a un mirador di legno puntato sul fiordo; la strada drittissima, un fuso, bordata di piccolissimi negozi bidimensionali; alle spalle; a sei chilometri di distanza, l’imbocco del valle - maschile, come si dice qui - dentro il quale avremmo iniziato a camminare non appena il nostro tassista, che avevo prenotato il giorno prima grazie al Gruppo WhatsApp dei pulmini del Cile, sarebbe arrivato a traslarci; e appunto noi, in attesa. E per le attese, in questi luoghi sperduti ma non sperduti davvero, ci sono le panaderie microscopiche, le pastelerie che dispensano odore di masa fritta, gli almacen con i prodotti tutti zuccheri, grassi, sodio e calorie en exceso ammonticchiati dietro al bancone e sempre, sempre una vecchierella incartapecorita a servirti.
Così scendiamo tre gradini, poggiamo gli zaini a terra, io entro a ordinare un caffè e un calzone roto, una cosa fritta e spolverata di zucchero, ed esco con il mio vassoietto fumante; abbiamo il sole in faccia dopo giorni freddi di vento e pioggia, in nessun posto al mondo si potrebbe stare meglio di come si sta seduti su queste sedie di plastica da giardino; la strada non è per nulla trafficata; ad un certo punto, da dentro la panaderia, le due siorétte scoppiano a ridere - è proprio un boresso, una ridarola, continuano a rimbalzarsi la o le stesse battute e a ridere, ridere, quasi soffocano ridendo, e intanto - stando ai suoni che arrivano fino a noi - continuano a fare le loro cose, una passatina di strofinaccio, un copritorta alzato e riabbassato, la battuta e lo scoppio di risate, un coltello che attraversa qualcosa e termina la sua corsa sul legno di un tagliere, la piastra per scaldare i panciti, e ancora ridono, e io mi bevo questo solubile qualsiasi che in questo momento è la bevanda più buona del mondo e mormoricchio un motivo death metal preparandomi, ma anche no, al momento in cui, di lì a poco, avrei soltanto dovuto camminare nella foresta, ma che spettacolo: e chi se le ricorda allora le borse sotto agli occhi?
Lungo questa strada, su queste sedie da giardino, non arrivano le borse sotto agli occhi.
Note.
Questo, per arrotondare il senso del pezzo di oggi:
Incudine in breve
Sono Davide Zambon, ghostwriter e scrittore. Incudine è la mia newsletter e queste sono sei notizie e informazioni utili su di me.
Puoi trovare il mio primo libro, Attraverso: come ho attraversato l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni (2021, autoprodotto), su Amazon. Trovi altre informazioni su Attraverso qui.
Sto scrivendo il mio secondo libro, il cui titolo di lavoro è MPSP. Ne pubblico regolarmente estratti in questa newsletter. Sì, sto scrivendo anche 18 escursioni fighissime in Valle d’Aosta (titolo di lavoro).
In questo momento mi trovo in Sudamerica (ora in Argentina, a San Martìn de los Andes), a tempo quasi indefinito.
Sono il 50% di bagaglioleggero.it, blog di montagna, viaggi e nomadismo digitale in chiave alpina. Ci trovi anche su Instagram e nella newsletter mensile Fuori Traccia.
Per i miei servizi di ghostwriting, copywriting e per tutte le altre richieste, scrivi a davide@davidezambon.it
Questo sono io:
A giovedì prossimo!
Ma quindi lo consigli "Fratelli d'Italia"? O è meglio partire da altro per iniziare a leggere Arbasino? Un abrazo 🤗
Anche per me Fratelli d’Italia di Arbasino è un sogno di lettura che tengo nell’ angolino delle “letture che… prima o poi”. Arriverà il suo momento.
Grazie per questi racconti, che sono scoperte ad occhi aperti: senza muoversi da casa.