Verde!
Dispaccio dal Sudamerica, #25. Se vuoi capire le stelle, devi abituare gli occhi al non-buio della notte. Ma qualcuno proverà sempre a distrarteli (è una metafora, sì).
Ciao, sono Davide.
Abbiamo equivocato una combinazione di date, e sto scrivendo dal secondo piano del Terminal de Ómnibus de Mendoza, la stazione dei bus. Il pezzo di oggi nasce perché non poteva non nascere - ne converrai - e perché mentre lo mettevo alla prova, raccontandolo a Silvia durante l’aperitivo (come spesso accade con una certa mia scrittura), Silvia mi ha chiesto: come fai a scriverlo, questo?
Boh. Ci provo.
Trovi tutto quello che devi sapere su di me e su questa newsletter in basso, dopo il pezzo di oggi. E mi fa piacere se ti iscriverai o condividerai la mia newsletter: trovi gli appositi pulsanti strada leggendo. Uno, per dire, è questo:
Grazie per essere qui, e buona lettura.
Verde!
È freddo ma ancora si regge, alle ocho de la noche attorno ai duemilatrecento metri della Precordigliera.
Siamo usciti dal centro visitatori, abbiamo percorso con le torce il breve sentiero durante il quale la guida ci ha detto che per vedere al meglio la stellata è fondamentale abituare gli occhi al buio; siamo saliti per una rampa e le luci del camminamento si sono ridotte e poi spente del tutto; e ci troviamo ora su una piattaforma circolare bordata da un basso muretto; al centro c’è un tozzo telescopio.
E la stellata è una stellata davvero; la via lattea è un nastro elegante, un serpente bianco di spuma, una pergamena che attraversa il cielo; nessun inquinamento luminoso o quasi arriva fin qui e ogni cosa si staglia precisa, nitida (miopia a parte); e dovrei dire che è la stellata più stellata che io abbia mai visto ma - a onor del vero - se la contende con quella, per me indimenticabile, vista dalla tenda ghiacciata piantata al Campo Base dell’Alpamayo; comunque: è incredibile stanotte il cielo, e il magnetismo di questo stralcio di terra, “stretto” ma non proprio stretto - tutt’altro - tra Precordigliera e Cordigliera, contribuisce ad addensare i presagi astronomici, i pensieri, le sensazioni che come brividi percorrono sottopelle percorsi irrazionali.
*
Le costellazioni sono capovolte, e i riferimenti perduti: solo ci salvano nell’orientamento le Nubi di Magellano, galassie satelliti che ruotano attorno alla Via Lattea - ma cosa sta dicendo la guida?, che ruotano attorno alla Via Lattea?, cose del genere non si danno a nord, su da noi: l’ennesima conferma, in questi sette mesi, che siamo dall’altra parte del mondo, e allo stesso tempo in un altro mondo.
*
Fatto sta che però tutto il mondo è paese, e la caccia guidata alle stelle inizia come da noi, mirando el Cinturon de Orion; e come si fa anche da noi, si inizia con una domanda, cos’è dov’è com’è fatto come si riconosce eccetera. Qualcuno risponde, la guida conferma e spara un colpo di raggio laser, verdissimo fosforescente, verso le tre stelle in fila; con il problema che a quest’ora le tre stelle sono quasi sulla linea dell’orizzonte - tanto che fra non molto scompariranno dietro al Cerro Mercedario - e in orizzontale tra la guida e l’orizzonte, sulla traiettoria del laser, ci sono io, e in particolare i miei occhi.
Vengo abbagliato.
Il mio adattamento al buio, faticosamente guadagnato, si azzera nel tempo di un clic, dannazione.
Mentre rinculo cercando di avvicinarmi alla scaletta che si deve salire per poggiare l’occhio sull’oculare del telescopio - ma non faccio a tempo - la guida approfondisce la questione della costellazione del Cazador, il Cacciatore, e c’è ovviamente Betelgeuse da puntare e ZAP! tutto è verde di nuovo, per un attimo, nel mio campo visivo.
*
In qualche modo tutto torna buio, io salgo la scaletta e guardo Betelgeuse e scendo e mi rincuccio nel mio angoletto, negli occhi una pioggia di stelle.
Nel frattempo la guida fa delle domande, alle quale timidamente, con il mio spagnolo incespicante, rispondo. Stiamo parlando di comete, della Halley, del fatto che hanno un codon (dico io) de hielo.
¡Ay bien!
Così ci racconta qualcosa sul movimento delle comete, sul movimento dei satelliti artificiali, sul trenino degli Starlink che sta passando sopra il Cinturon e ZAP! tra la guida e il satellite artificiale ci sono ancora io, cazzo, dannato Orione e dannato Elon Musk con il suo trencito de satelites.
Metto le mani sul luccichio che ho negli occhi; qualcuno chiede ¿disculpe, donde estan? e ZAP! vedo una radiografia in verde delle mie falangi falangine e falangette riempire il mio campo visivo.
Uff; ho il fiatone. Mi appoggio al basso muretto. Vengo intanto raggiunto da uno degli altri spettatori, il quale comincia a parlarmi e io non capisco niente: dato il frio, il tipo è imbacuccato in berretto, cappuccio e sciarpona di lana, e il bordo di quest’ultima sta giusto sotto il labbro superiore e funziona come l’ancia di uno strumento a fiato, e quello che ne esce è
¿fi fuffi fu fifi fi fu fu fufififufifi fi fù?
Ancora sbrilluccicante, io: ¿perdona?
Lui, abbassandosi un attimo la sciarpa: ¿de donde eres?
Ah!, rispondo il mio classico de Italia!
E lui: ¡Ah Italia que lindo fi fu fifi fu fifu fifufì fufufù!
Sto per chiedergli di ripetere, ma nel frattempo si sta parlando di qualcosa di agglomerato, tipo tante stelle vicine che ad occhio nudo paiono una unica stellona e
OVVIAMENTE DOVE CE N’È UNA SE NON NEI PRESSI DI ORIONE-ZAP!
Verde, intontimento, il tipo continua a fifufirulare attraverso la sciarpa, qualcuno chiede approfondimenti e il raggio riparte accecandomi; io tento di raccogliere le idee per rispondere al tipo ma sento un’altra domanda e faccio per girarmi di profilo e il raggio verde mi entra dall’orecchio sinistro ed esce dal destro e si lancia nell’eternità verso Orione e io vedo i miei neuroni che tentano di decodificare la sequenza di fifufì il cui codice è ancora più complesso dei geroglifici degli alieni di Arrival e infine - siamo ormai a chiusura della visita - un fenomeno dice que el Cinturon ya casi se ha ido, il Cinturone se ne è quasi andato, e io non sono pronto e ZAP!, VERDE!, alla guida scivola il dito su pulsante e parte un altro ZAP! e poi un altro e sono quelle prime immagini in nero e verde della Guerra del Golfo che arrivavano al Davide adolescente, e faccio in tempo a voltarmi con le mani a proteggermi la nuca giusto per vedere sopra el cinturon Orione stesso farmi il dito medio e beffardo scivolare dietro al ghiacciaio del Mercedario, che se ne rimane a brillare immobile nella notte di cristallo delle Ande.
E tutto è improvvisamente tranquillo e pieno di senso.
Incudine in breve
Sono Davide Zambon, ghostwriter e scrittore. Incudine è la mia newsletter e queste sono sei notizie e informazioni utili su di me.
Puoi trovare il mio primo libro, Attraverso: come ho attraversato l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni (2021, autoprodotto), su Amazon. Trovi altre informazioni su Attraverso qui.
Sto scrivendo il mio secondo libro, il cui titolo di lavoro è MPSP. Ne pubblico regolarmente estratti in questa newsletter. Sì, sto scrivendo anche 18 escursioni fighissime in Valle d’Aosta (titolo di lavoro).
In questo momento mi trovo in Sudamerica (ora in Argentina, tra Mendoza e Buenos Aires, tra le Ande), a tempo quasi indefinito.
Sono il 50% di bagaglioleggero.it, blog di montagna, viaggi e nomadismo digitale in chiave alpina. Ci trovi anche su Instagram e nella newsletter mensile Fuori Traccia.
Per i miei servizi di ghostwriting, copywriting e per tutte le altre richieste, scrivi a davide@davidezambon.it
Questo sono io:
A giovedì prossimo!
Carissimo Davide, conoscevo le tue doti di narratore di avventure ma ora so che possiedi una irresistibile vis comica...mi sono divertita leggendo questo racconto "stellare" e ti assicuro che ultimamente poche sono le circostanze che mi vedono sorridere e contemporaneamente godere del piacere della lettura, perciò grazie. Vi abbraccio bagaglioleggero❤