La loma del orto
Dispaccio dal Sudamerica, #26. Festeggio il 52° numero con un pezzo (molto) libero.
Ciao, sono Davide.
Gli dèi sono invidiosi, per cui non accento troppo il fatto che questa è l’Incudine numero 52; e non me ne beo, perché altrimenti i suddetti dèi, prontamente entro giovedì prossimo, si inventeranno qualche inghippo da lanciarmi tra i raggi delle (metaforiche) ruote, come sempre succede.
(Comunque: 🥳)
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Grazie per essere qui, e buona lettura.
La loma del orto
Tuttavia è il borracho, il vino, il vinito a parlare questa sera. È il vino, è la forza primordiale e quella dei luoghi, il sogno, sono le montagne abbandonate e ora lontane e le infinite pianure e l’oceano e il mare di persone dentro il quale provare una solitudine curiosa; sono le energie elementari del singolo e quelle della pareja - la coppia che continua a vivere le cose dopo duecentodieci giorni ininterrotti di viaggio; e nonostante la coppia in questi mesi abbia camminato cinquecento chilometri a piedi, nonostante abbia vissuto le superfici vetrificate dei ghiacciai e il fango fuegino e il secco polveroso della Comarca; nonostante abbia consumato gli pneumatici sull’asfalto e sul ripio cileno e argentino; e nonostante abbia rischiato di vedersi fiaccato il proprio slancio da case che non avevano un coltello decente, una padella di diametro superiore ai quindici centimetri, un divano nel quale stare accoccolati e un bagno che non si intasasse ad ogni uso; insomma: è la coppia di esploratori ed è il singolo esploratore a parlare; e lo fa e lo fanno attraverso le parole1.
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Alla fine l’inconscio, in questa giornata della cinquantaduesima Incudine, mi ha portato fino a una intervista ad una scrittrice messicana che si è tenuta nella biblioteca di un museo di arte contemporanea nel cuore di Buenos Aires, e devo dirlo: duemilacinquecento pesos - due euro e cinquanta - per quattrocento opere d’arte viste più l’intervista di cui sopra più due copas di vino; quando giusto ieri ho incrociato nell’Instagram un evento di artisti del murales a Treviso e mi sono detto: ma pensa te che coincidenza, quando torno in Italia devo proprio andarci per lavoro, a Treviso, e magari ci incastro questa cosa dei murales, e poi ho guardato meglio e ho visto: sedici euro per dei graffiti temporanei, SEDICI EURO, MA CHE CAZZO DITE?, perché sono dell’idea che questa cosa delle idee e delle arti vada fatta girare libera; ma qui si va fuori tema.
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Alla fine, ho capito che sopra Mendoza, oltre la pedemontana - così ci hanno spiegato - e nella larga valle al riparo tra Precordigliera e Cordigliera - struggente apertura di un orizzonte spolverato di zucchero a velo e stelle sconosciute, su un basamento di sabbie compatte e pazzi colori minerali; ho capito che quel luogo mi ha chiamato, mi ha avvolto in una seduzione geologica, e mi mancherà e mi chiamerà ancora; e ancora non lo so con chiarezza, ma tra le cose che sognerò ci saranno
il cielo alto, ampio, infinito che mi ricorda quando, vent’anni fa, stavo tesificando in Africa;
le nubi del tramonto in forme mai viste, indescrivibili, sovrapposte in diffrazioni che: boh; e di quel colore tra il rosa e l’arancio e il viola che mi ha fatto fermare l’auto lungo la strada e uscire come ipnotizzato e mi hanno bloccato lì, con il fiato trattenuto nel tentativo di capire qualcosa che non avrei potuto comunque capire;
la possibilità di camminare in una qualunque direzione e solamente andare; nessun rilievo impossibile per piedi e mani, nessun limite e nessuna proprietà privata a fermare l’esplorazione: un sogno impossibile, sulle Alpi.
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Punta Arenas, sette mesi fa.
Nella casa condivisa-ma-che-non-sapevamo-essere-condivisa (grazie, host di AirBnb), una ragazza cilena ci sta spiegando che nella sale principale dell’istituto di ricerca presso il quale lavora, i ricercatori antartici hanno portato una grossa teca piena d’acqua - un acquario; dentro, a galleggiare placido, un esemplare di una specie appena scoperta di polpo-
“¡Ayyyy, que bueno es el pulpo!”,
questo invece è il coinquilino argentino la cui energia e forza motrice e principale ragione di vita è la comida, il mangiare; sembrava distratto ma, come attivato dalla parola chiave pulpo, si è attivato; e quando chiude la sua frase sulla o di pulpo, mima l’addentare una cosa la cui golosità è dimostrata dal gesto dello sbrodolarsi il mento e la maglietta: le dite ondeggianti come frange a imitare i liquidi sugosi che, appunto, sbrodolano giù.
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Le cose belle delle parole sono quell’addentare e quella cascata di umori sugosi, però quello che addenti non si consuma.
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La cosa bella delle parole, dicevo, è proprio la libertà che permettono, la loro gratuità. In cambio di questa gratuità, però, le parole - anche se non te ne rendi conto - chiedono di essere amate, e amate forte: corteggiate, osate, strattonate; perché le parole sono così elastiche da non temere nulla, da non deformarsi e da non consumarsi mai; non hanno bisogno di concordare una safeword, una parola di sicurezza con la quale interrompere gli strapazzi; alle parole puoi fare tutto - davvero: tutto - e non se ne avranno a male (purché le cose tu le faccia con intenzione).
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E allora maledizione vai, vai lontanissimo, vai nella loma del orto, come si dice qui in Argentina: vai in luoghi che sono in culo, en orto: perditi, vaga nel nulla, scottati al sole e grattugiati le ginocchia e urticati i polpastrelli perché hai toccato un vegetale di troppo; ma vacci,
in quei posti,
in culo
al mondo,
en la loma del orto,
e vacci da solo, da sola, e stai concentrato, concentrata, e torna solo con la vis e la saggezza e le parole per raccontarla, questa loma del orto, in modi impossibili e pieni di attriti; perché, altrimenti:
che noia.
Incudine in breve
Sono Davide Zambon, ghostwriter e scrittore. Incudine è la mia newsletter e queste sono sei notizie e informazioni utili su di me.
Puoi trovare il mio primo libro, Attraverso: come ho attraversato l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni (2021, autoprodotto), su Amazon. Trovi altre informazioni su Attraverso qui.
Sto scrivendo il mio secondo libro, il cui titolo di lavoro è MPSP. Ne pubblico regolarmente estratti in questa newsletter. Sì, sto scrivendo anche 18 escursioni fighissime in Valle d’Aosta (titolo di lavoro).
In questo momento mi trovo in Sudamerica (ora in Argentina, a Buenos Aires), a tempo quasi indefinito.
Sono il 50% di bagaglioleggero.it, blog di montagna, viaggi e nomadismo digitale in chiave alpina. Ci trovi anche su Instagram e nella newsletter mensile Fuori Traccia.
Per i miei servizi di ghostwriting, copywriting e per tutte le altre richieste, scrivi a davide@davidezambon.it
Questo sono io:
A giovedì prossimo!
Ti consiglio di leggere questo, che complementa questa newsletter:
Quando ho letto "la loma del orto" sono morta! Ahahahah!