Le mani nei capelli, oh no (più che altro perché non li ho).
Il momento di mettere un punto si trova sempre qualche riga troppo avanti.
Diverso tempo fa - erano ancora i tempi del blog - mi sono cimentato nella realizzazione di una plaquette.
“In bibliofilia, opuscolo di poche pagine, raro o stampato in un numero limitato di esemplari.”
Se non ricordo male, erano sedici facciate copertina compresa, e ne avevo stampati cinquanta esemplari: i bibliofili non avrebbero avuto problemi con la catalogazione, anche perché avevo timbrato i progressivi in seconda di copertina con dei timbrini numerici presi a prestito da un’amica grafica. Dentro, un solo racconto - o meglio, la lunga descrizione di una visione dell’universo come un delirio di meccanismi e ingranaggi nascosti in ogni dove. Nella mia consueta avarizia di a-capo e nel flusso descrittivo erano incastonati anche l’interessante descrizione della sala mensa ricavata dall’unica stanza non mezza-abbattuta dai murari che si stavano occupando della ristrutturazione di un edificio sotto al quale stavo lavorando con gli archeologi; e una trasposizione allegorica di quelle che al tempo chiamavo “consigliere d’amore”.
Ricordo con affetto che per la copertina avevo scelto una carta che sembrava quella assorbente che una volta costituiva l’ultima pagina dei quaderni, e che nell’angolo in basso a destra avevo disegnato a china e pennino una ruota dentata un po’ cicciona e accasciata su sé stessa.
La plaquette era l’espressione della mia ansia nei confronti del riottoso incasinamento dell’universo, che per quello che avevo capito poteva essere allegoricamente ricondotto alle famigerate linee elettriche del Sud-Est asiatico.
(Colpa forse anche degli anni che stavo vivendo, con sempre indosso le scarpe antinfortunistiche e spesso incastrato negli scantinati dei di-cui sopra palazzi veneti in ristrutturazione.)
Tutto questo per dire che, come accennato la settimana scorsa, ho avuto la visione di una scena.
Sarò demodé, ma ogni volta che mi viene una nuova idea, mi parte nella testa questa:
Così questa scena l’ho elaborata nella testa mentre camminavo in montagna, poi l’ho messa su carta - obiettivo “qualche pagina” - e poi ancora, rileggendola a voce alta, mi sono reso conto che se ne poteva approfondire lo sviluppo, e tirarne fuori qualcosa di più articolato: cosa che ovviamente, accidenti, mi sono riproposto di fare, dannazione.
Nel frattempo tornano i clienti dalle ferie, arrivano non una ma due proposte di collaborazione circa-giornalistica, e c’è MPSP pressante da continuare a cesellare.
Chiudo super velocemente perché è meglio ch’io vada a lavorare, scrivere e/o cesellare. Sondaggio:
PS Le linee elettriche di cui sopra hanno ispirato anche un design di magliette che, francamente, adoro.